Giro dell'Italia in solitaria

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La linea di confine tra "ciò che era" e "ciò che sarà"

Duemilacinquecento chilometri, 10 giorni, una bici e uno zainetto di 6 kg sulle spalle. Dopo i primi 50km già non lo sopportavo più. Una settimana per organizzare tutto, iniziata con diverse linee tracciate su una di quelle vecchie mappe cartacee che in altri tempi risiedevano nell'abitacolo di ogni automezzo. Il pensiero principale fu "100km li faccio in 3 ore senza impegnarmi più di tanto” e con questo raggio d'azione percorsi graficamente tutta la penisola italiana, poi la consapevolezza di non avere abbastanza fondi ma soprattutto nessuno a cui dar conto hanno spostato l'obiettivo di 150-180km giornalieri a 250km di media.

Nel 2015 rifiutavo di adeguarmi "ai progressi tecnologici" e il percorso fu fatto tutto a memoria, con un garibaldino che spesso mi ha anche fatto sbagliare strada e un telefono "normale" che cessò di vivere dopo una giornata sotto la pioggia

Diario di bordo

15/06/2015 (190 KM) ♦ Ceglie M.ca - Potenza Il primo giorno è trascorso in modo abbastanza tranquillo. Per i primi 30km mio fratello mi ha fatto compagnia ma già dalle prime ore del mattino si prospettava una giornata piuttosto calda. Sapevo che attraversare da un capo all'altro l'Appennino Lucano con un dislivello di oltre 3000mt sarebbe stato impegnativo ma tutto sommato ho rispettato i programmi che mi ero prefissato. Al mio arrivo a Pignola (a 6km da Potenza) sono esausto e la stanchezza addominale è talmente tanta che mi sento privato del senso di fame ma ho forzato l'appetito con un pò di focaccia e un polletto arrosto con cui mi sono anche farcito i panini per domani. A proposito di arrosto, il sole di oggi mi ha letteralmente lasciato il segno con una bruciatura sulla coscia che mentre pedalavo mi ha portato a credere di avere delle allucinazioni per via di un persistente odore di "grigliata di carne"...e alla fine la grigliata ero io.

16/06/2015 (245 KM) ♦ Potenza - Capua Inizio la giornata con un unico pensiero, Monteforte Irpino. Ho memorizzato il disegno altimetrico di ogni tappa e lì mi sarebbe toccato affrontare un'impennata che non conoscevo. Da Pignola torno a Potenza, lascio la città e faccio colazione con i panini preparati ieri, un giorno proverò a rifare quel pollo arrosto ricoperto dalla marmellata di albicocche, voglio capire se è stato buono per la fame che avevo o se merita davvero. Oggi sono 4000 i metri di dislivello affrontati, la stanchezza e il garibaldino mi hanno portato a sbagliare strada diverse volte, a partire dall'inutile ingresso ad Avigliano. L'arrivo ad Avellino dopo un'infinità di sali e scendi mi ha fatto conoscere il mio limite, dovevo stringere i denti e così ho fatto perchè da lì a poco mi sarei confrontato con una salita che temevo e che è stata veramente dura. Arrivato in cima a Monteforte la soddisfazione e l'appagamento hanno spazzato via stanchezza e preoccupazioni, mi lancio in discesa e mi dirigo in una zona che conosco, quella di Maddaloni. L'aria cambia, è pesante e non credo sia una mera questione di altimetria. Arrivato a Capua ho lasciato tutto nell'alloggio e mi sono fiondato in pizzeria. Ho mangiato con fame ed è un buon segno. Al rientro prendo il tablet perchè finalmente ho una connessione, aggiorno chi mi segue e finalmente leggo anche i loro messaggi.

17/06/2015 (217 KM) ♦ Capua - Roccagiovine Mi sono svegliato in forze e decido di partire subito, alle 7 avevo già le ruote sull'asfalto. A quell'ora molti vanno a lavoro e mi è stato facile sfruttare la scia di diversi mezzi per portarmi il più possibile avanti sul percorso da fare. Sapevo che oggi avrei incontrato il maltempo perchè ero a conoscenza di una perturbazione che scendeva da nord e su cui mi sono continuamente informato nei giorni scorsi. Appena ho attraversato il Garigliano, un fiume al confine tra la Campania e il Lazio, incontro un borgo chiamato Santi Cosma e Damiano e poichè l'odore di pioggia si intensificava approfitto di una sosta ad una fontana per mettere l'impermeabile sia a me che allo zaino. Non saranno passati più di 5 minuti e la pioggia ha iniziato a venir giù "dimostrando" piuttosto chiaramente che non era passeggera. Mentre cercavo di fare attenzione alla strada allagata vedo in lontananza un anziano che si sbraccia e mi fa segno di avvicinarmi. Mi ha invitato sotto la sua veranda per aspettare insieme che smettesse di piovere e mi ha offerto un succo con dei biscotti. Si chiama Ciro, ha 86 anni e, come se non fosse bastato lo stupore del renderlo a conoscenza che venivo dalla provincia di Brindisi, quando gli ho detto che dovevo ripartire ha esternato la sua preoccupazione per quel diluvio proponendomi di mettermi dei pantaloni (quei jeans marroni pesanti da lavoro) e un maglione. Ho rifiutato educatamente e ho rifiutato anche il suo volermi accompagnare in macchina ma si è reso necessario giungere ad un accordo, diversamente era chiaro che non mi avrebbe lasciato andare e quindi con la sua auto mi ha affiancato per 6/7 km fino alla salita di Ausonia per evitare che i camion ad ogni passaggio mi inondassero d'acqua. È stato un gran bel gesto così come quello che ho ricevuto proprio ad Ausonia da parte di una signora che ha forse qualche anno in più di Ciro. Aveva seguito il mio percorso in salita e quando ha visto che l'avevo conclusa mi ha fatto segno di fermarmi sotto la sua veranda. Inutile dire che ho iniziato a pensare che fosse un'usanza della zona. Non ha detto nulla, si è tolta lo scialle dalle sue spalle e l'ha messo sulle mie invitandomi dentro casa ad aspettare che "spiovesse". Aveva gli occhi lucidi quando le ho detto da dove venivo e stringeva forte nelle mani la collanina del rosario, non le ho raccontato tutto perchè credo si sarebbe spaventata. Sono ripartito dopo un suo amorevole e caldo abbraccio. Ha piovuto veramente tanto oggi. 5 ore continue sotto la pioggia, una piccola tregua a Cassino dove ho trovato alcuni fans e poi altre 3 ore di diluvio lungo la scalata dell'Appennino Laziale fino a Roccagiovine. Sono state troppe anche per me che tutto sommato amo questo tempo.

18/06/2015 (180 KM) ♦ Roccagiovine - Perugia Dopo la crisi dei primi due giorni e l’eccessiva pioggia di ieri, mi sono svegliato carico. Il fisico inizia a reagire e l’aria frizzante di questa mattina ha fatto in modo che partissi nel migliore dei modi. Lascio i Monti Lucretili per immergermi nel cuore degli Appennini, le gambe ormai vanno da sole. Mi sono fermato in un panificio per fare quello che i sofisticati chiamano brunch, c'è stata la solita chiacchierata piena di stupore da parte degli altri e la focaccia consumata mi è stata offerta insieme alla birra e ad un altro pezzo da consumare più tardi. Il cartello di Rieti mi ha confermato che ero abbastanza lontano da casa. Sto bene! Sto così bene che oggi ho deciso di forzare l’andatura visto che avrei fatto solo 180km. Prima arrivavo a Perugia, più tempo avrei riposato per affrontare i 250km che mi toccano domani. Ho sfruttato la scia di diversi mezzi finchè non mi è capitato un furgone guidato da un mio coetaneo (più o meno, penso) che mi ha portato fin qui a Perugia ad una media di 65 km/h. Appena arrivato, come ogni giorno, avrei voluto avvisare mia madre ma il telefono è in tilt per l’acqua di ieri e quindi ho chiesto un telefono al primo che passava e nemmeno a farlo apposta ho trovato un pugliese! Ho avvisato mia madre ed è poi partita la solita chiacchierata tra corregionali che, pur non conoscendosi, quando sono “fuori patria” è come se fossero quasi parenti. A tal proposito pugliesi erano anche i titolari dell'osteria in cui per puro caso sono andato a mangiare e che sapevano di me. Mi ritrovo a dormire dai francescani e non lo consiglierei a nessuno. Altro che il voto di povertà, qui manca poco che si fanno pagare anche l'aria per respirare ma ho il wi-fi e quindi pazienza.

19/06/2015 (260 KM) ♦ Perugia - Pisa “Discesa!!!!!!” è stato l'unico pensiero al risveglio. Sono partito come un fulmine questa mattina incurante dell’asfalto bagnato dall’umidità e della strada, con le relative curve e buche, che non conoscevo. Ho fregato dei fogli di giornale a quei preti che forse hanno fatto un voto alla povertà dei fedeli, non alla loro, li ho messi sotto la maglia per ridurre l’impatto con il freddo e via! Giù dagli Appennini in direzione di Siena, passando dal versante nord del lago Trasimeno. Ho incontrato Stefano, un ex compagno di squadra che studia a Siena, che mi ha raggiunto portandomi anche dei sandwich e che mi ha accompagnato fino a San Gimignano. Ho proseguito per Pontedera e se avessi saputo che lì sarebbe iniziato il calvario mi sarei preparato diversamente a livello mentale, anche se comunque è una strada che non conoscevo. Un susseguirsi infinito di paesini, frazioni dei paesini e frazioni delle frazioni mi hanno demotivato molto, Pisa mi è sembrata sempre più lontana. Poi finalmente il cartello con quelle 4 benedettissime lettere. Ho chiamato Chiara, mi ospita lei, ci conosciamo da quando eravamo piccoli e ci siamo dati appuntamento alla stazione. Stasera una cena come si deve, finalmente!

20/06/2015 (210 KM) ♦ Pisa - Parma Mi sono svegliato concentrato, ho mangiato qualcosina, ho salutato Chiara con un convinto “Ci vediamo a casa!” e sono partito. Mi sono diretto sulla costa fiancheggiando l’Arno e da li nella scia di un Doblò sono arrivato fino a Marina di Carrara dove ho notato con piacere che c’erano diversi ciclisti. Mi sono unito ad un gruppo che andava nella mia direzione. Classiche domande di rito per conoscersi e classico conseguente stupore quando sono venuti a sapere da dove arrivavo e cosa stessi facendo. Oggi saluto gli Appennini. Dal livello del mare salgo in cima al Passo Cisa con molta serenità e tecnicamente in un colpo solo ho toccato Toscana, Liguria ed Emilia. Lo zaino addosso ha iniziato a darmi seriamente fastidio, il ginocchio sinistro ha iniziato a "lamentarsi" e ho dovuto anche provvedere ad una foratura. Arrivato in cima al Passo sono salito al santuario. Lì ho preso consapevolezza del fatto che la parte più dura era finita. In cima avevo un pò di ritardo in base a quella che era la tabella di marcia ma ho forzato l'andatura in discesa e mi sono divertito proprio tanto nel fare a gara con i numerosi motociclisti lì presenti. A fine discesa incontro Fabio, mi ospita lui, è in bici e si fa gentilmente carico del mio zaino. Attraversiamo il Ponte Italia, arriviamo a casa, doccia e megaspaghettata con il tonno.

21/06/2015 (230 KM) ♦ Parma - Preganziol Solita levataccia. Fisicamente sto bene. La mattina inizia con Fabio che vuole farsi un tratto di strada con me ma tutto svanisce nel momento in cui ci rendiamo conto che la sua bici è forata e io non posso aspettare che la ripari. Opta per una corsetta, giusto fino all’uscita dalla città. Appena l'ho lasciato e salutato ho aumentato l’andatura. Sono riuscito a tenere una velocità di 40-45km/h molto serenamente, sono in piena Pianura Padana e tutte le salite fatte nei giorni precedenti palesano i loro benefici. Ho attraversato il Po e toccato la Lombardia. Non mi sono potuto avvicinare a nessuna fontana che sbucava sempre qualcuno mi diceva “Non bere! Non bere! Non è buona!” e lì ho pensato al fatto che "quelli con le cravatte verdi" si vantassero della qualità di quell’acqua. Mi è toccato comprarla. Arrivo a Mantova e in prossimità di Padova mi ritrovo l'ennesima nuvola piena d'acqua che tutto sommato non mi è dispiaciuta dal momento che la giornata stava diventando noiosa. Sono arrivato in Veneto con piacere, sentire questo loro accento e modo di parlare mi rende tutti simpatici. Quì dove sono ospitato ci sono delle persone che hanno delle conoscenze dalle mie parti (tanto per cambiare) e questa sera, prima di andare a dormire, la piccola Giorgia, figlia del proprietario, con quei suoi lineamenti orientali e con un enorme sorriso mi ha porto le sue manine che contenevano dei cuoricini di carta (di varie misure) colorati con i gessetti. Questi verranno per forza conservati!

22/06/2015 (240 KM) ♦ Preganziol - Rimini Parto veloce, vento a favore, scia di diversi camion e davanti a me solamente pianura. L’unica preoccupazione era Ravenna, sarà pure famora per essere stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente, del Regno degli Ostrogoti e dell’Esarcato bizantino ma per me lo è per le rotatorie e capisco di avviccinarmi sempre più a questa zona in base alla bellezza delle prostitute che si incontrano a bordo strada nel risalire da Comacchio. Si passa dai maschi grassi con perizoma e calze a rete, poi i trans, per arrivare a vedere ragazze talmente belle che personalmente mi è dispiaciuto che fossero li. Prostitute a parte volevo arrivare il prima possibile a destinazione, ho trovato un terzetto di ciclisti e mi sono unito a loro per un bel pò di chilometri. Sono arrivato al cartello che segnava il confine di provincia per vedere finalmente la scritta “Rimini” ma è stata l’unica volta. Mi aspettavo di trovare il classico cartello “Benvenuti a Rimini” ma nulla e questo ha rappresentato un calvario come per arrivare a Pisa da Pontedera, ma anche in questo caso è una zona che non ho mai frequentato e può darsi pure che abbia svoltato in qualche stradina evitando involontariamente qualche "ingresso ufficiale" nel comune. Dormo a Rivazzurra, ospite di mio cugino Gianni, che qui lavora come chef. Carbonara e bistecca! Poi di corsa a letto.

23/06/2015 (250 KM) ♦ Rimini - Montesilvano Solita sveglia, colazione e via. Ho incrociato solo gente che lavora di notte, alla fine è quella parte di giornata per cui questa zona è famosa. Anche oggi vento a favore e con un bel sole che ormai non mi infastidisce più per quanto sono cotto. Mi fanno però male le labbra, sono screpolate e si sono formati dei tagli da diversi giorni, colpa di un pò di disidratazione e degli sbalzi di temperatura. Arrivo nelle Marche e ripercorro molti tratti fatti in gara o in trasferta, ad Ancona le principali asperità ma per il resto l'Adriatica è alquanto noiosa se non fosse per la presenza costante del mare a sinistra (venendo da nord) e qualche punto paesaggistico molto pittoresco. Arrivo a destinazione in un B&B che mi assegna una camera tutta, totalmente e immensamente rosa. Tendine rosa, copriletto rosa, armadio rosa, abatjour rosa, mura rosa. C’è anche del bianco ma affiancato al rosa tende semplicemente ad alleggerire il peso di tutto quest’unico colore (e menomale!). Appena sono entrato in camera, è partita nella mia mente la canzone “Tomorrow” cantata da Amanda Lear. Sono uscito subito dopo una doccia e mi sono infilato in una locanda. Pasta al sugo, zuppa di legumi, bistecca e insalata. All'uscita ho visto delle nuvole, chissà domani.

24/06/2015 (160 KM) ♦ Montesilvano - Apricena Pioggia! La giornata inizia così tra lampi e tuoni. Non sapevo che fare. Mi sono diretto in cucina. La proprietaria mi ha lasciato una ciambella e un altro dolce che aveva preparato lei. Le altre due camere erano occupate, non so da chi, di regola avrei dovuto lasciarne un pò anche a loro ma ho deciso che stamattina dovevo comunque partire, avevo bisogno di energie e mezza ciambella l'ho fatta fuori solo io, succo di frutta e via. L’impermeabile che ho non è un granchè, credo sia un semi-impermeabile, ma quantomeno riduce la dispersione di calore. Sono partito così, con le ruote immerse in un fiume che sembrava non avere sgorghi ma ho dovuto essere positivo e ho cercato di pensare al fatto che quantomeno gli ingranaggi della mia bici erano ben lubrificati. Arrivo a Termoli e piove ancora. Al confine tra il Molise e la Puglia la pioggia svanisce. Ho sentito “odore” di casa, avrei voluto fare la pazzia di fare tutta una tirata ma ho evitato perchè ad Apricena mi ha offerto ospitalità Don Quirico. Preso dalla foga del vento a favore, dell’aria fresca e delle gambe che ormai vanno per conto loro, piuttosto che seguire le indicazioni per Poggio Imperiale ho continuato sulla SS16 senza rendermene conto allontanandomi di 20 km. Don Quirico se la ride ancora per questi chilometri in più “Come se non ne hai già fatti abbastanza!” mi dice mentre, convinto che avessi con me un sacco a pelo, mi porta in uno di quei stanzoni tipici delle parocchie che a me ricordano sempre e solo i vassoi di focaccia che vengono tirati fuori con la scusa di qualche santo o avvenimento ecclesiatico in genere. Più tardi comunque un sacco a pelo me lo porta ma intanto mi addormendo così, come facevo all'asilo, seduto sulla sedia e con le braccia sul tavolo a far da cuscino alla testa dopo aver mangiato qualcosina. Al risveglio se la schiena avesse potuto parlare avrebbe solo detto varie bestemmie ma in ogni caso nel pomeriggio è uscito il sole e la mia roba si stava asciugando compresi gli scarpini "imbottiti" con i fogli di giornale. Il pomeriggio passa così, saccheggiando un panificio qui vicino e nella sala d'attesa per l'uffico del Don, mentre quest'ultimo era occupato a raccogliere le confidenze di una donna che con toni non proprio da confessionale ha fatto sapere (involontariamente) anche a me i cazzi suoi.

25/06/2015 (266 KM) ♦ Apricena - Ceglie M.ca Al risveglio ho dovuto fare una "ricostruzione dei fatti" perchè ho dormito per la prima volta in un sacco a pelo, sul pavimento, e credo di aver sbagliato qualcosa. L'ipotesi più plausibile è che mi sia chiuso all'interno, magari per freddo, e all'aumento della temperatura pur continuando a dormire non sono riuscito ad abbassare o trovare la zip perchè non è possibile che mi sono addormentato in un angolo e mi ritrovo dalla parte opposta della stanza, stiamo pur parlando di 20mq. Rido ancora per tutte le possibili dinamiche...se solo ci fosse stata una telecamera! In ogni caso mi sento in formissima e parto con una regolarità che mi fa tenere costanti i 60km/h. Mi lascio velocemente alle spalle il Gargano e arrivo sulla costa. Stavo bene e al mio arrivo a Barletta avviso tramite sms mio fratello. Ogni tanto lo facevo per aggiornare la famiglia ma stavolta non ho ricevuto la solita risposta incoraggiante ma un "Vai piano! Dammi tempo". Non ho capito molto e ho proseguito, a mezzogiorno ero a Bari. Avviso nuovamente e mi viene testualmente risposto "Fermati! Sei in anticipo! Almeno il tempo di organizzarci, che cazz!". A questo punto chiamo e vengo a conoscenza di ciò che poi si rivela essere una parte della realtà che si era creata. Perdo forzatamente un pò di tempo e intanto mi accordo con un altro compagno di squadra, David, che mi avrebbe raggiunto sulla costa per fare un tratto insieme. La velocità ormai non era molto gestibile, tra l'euforia del rientro, il vento a favore e le chiacchiere con "il Marchese", ho ripreso quel vantaggio che avevo nonostante abbia lasciato la costa adriatica a Savelletri e sia salito verso l'entroterra. A metà David ha svoltato per rientrare a casa. A Martina Franca mio fratello mi aspettava insieme a Stefano. Foto e chiacchiere varie per colmare quell'anticipo e via per gli ultimi 20 km con l'intento da parte di mio fratello di controllare la velocità. Tutto questo rifiuto dei tempi anticipati è dovuto al fatto che era stato organizzato un "Bentornato" che senza volerlo mandai a monte. Non solo quello con i parenti e gli amici di famiglia ma anche al Comune dove mi hanno detto di addirittura di "tornare all'ingresso del paese per rifare l'arrivo trionfale" mentre un altro ha aggiunto "Se no fatti un altro giro". Inutile dire che dopo 2500km l'unica cosa che ho fatto è stato sedermi lì e aspettare tutti.